Linux Club Conversano (BA) |
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"Ahi, Ahi, Ahi, Signora Longari;
mi e' caduta sull'Hacker!"
Torno a parlarvi del termine HACKER perche' continuo a vedere (e sentire) come esso sia impropriamente usato quando si parla, ad esempio, di virus informatici.
Oggi, martedi' 20 ottobre 2007, ho visto la trasmissione di Neapolis su Rai 3 e nonostante la ritengo sia una trasmissione di altissimo livello giornalistico/culturale, devo comunque constatare che sul termine "hacker" non si siano ben informati.
Si parlava di virus informatici, delle loro origini e delle sanzioni amministrative/penali a cui vengono sottoposti i loro creatori.
Tutto bene se non fosse che mentre la speaker ne parlava, le immagini di sottofondo facevano vedere in bella evidenza la scritta HACKER; creando, quindi, la naturale associazione del termine "hacker" ai creatori di virus.
Anzi, nel loro sito:
http://neapolis.blog.rai.it/2007/11/20/buon-compleanno-virus-nea-polis-201107/,
si legge:
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Il primo codice virale della storia fu scritto nel 1983 da uno studente americano Fred Cohen che durante un corso di sicurezza informatica mise a nudo la vulnerabilità della rete, terreno fertile per hacker e spammer per nulla spaventati dalle taglie milionarie e dalle norme previste per i reati informatici.
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Niente di piu' falso!
Per sapere cos'e' un "Hacker", invito tutti a leggere la definizione di Wikipedia (http://www.wikipedia.it/) che riporto integralmente:
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Un hacker è una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita.
Esiste un luogo comune, usato soprattutto dai media (a partire dagli anni '80), per cui il termine hacker viene associato ai criminali informatici (la cui definizione corretta è, però, "cracker").
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Mentre il termine esatto che si dovrebbe usare e' "Cracker"; la cui definizione, sempre leggibile in wikipedia, e' :
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In ambito informatico il termine inglese cracker indica colui che entra abusivamente in sistemi altrui e li manipola allo scopo di danneggiarli (cracking), lasciare un segno del proprio passaggio, utilizzarli come teste di ponte per altri attacchi oppure per sfruttare la loro capacità di calcolo o l'ampiezza di banda di rete.
I cracker possono essere spinti da varie motivazioni, dal guadagno economico (tipicamente coinvolti in operazioni di spionaggio industriale o in frodi) all'approvazione all'interno di un gruppo di cracker (come tipicamente avviene agli script kiddie, che praticano le operazioni di cui sopra senza una piena consapevolezza né delle tecniche né delle conseguenze).
I media hanno l'abitudine di definire hacker i cracker, mentre, sebbene alcune tecniche siano simili, i primi hanno scopi sostanzialmente costruttivi mentre i secondi sostanzialmente distruttivi.
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In definitiva: se una persona crea un virus e lo usa al solo scopo dimostrativo o per istruzione in ambiti controllati, allora e' un hacker; viceversa se una persona lo fa per avere una qualche forma di lucro o per danneggiare qualcun altro, allora e' un cracker.
A questo punto la domanda sorge spontanea:
siamo davvero sicuri che tutti i virus sono creati da persone che vogliono solo dimostrare la loro bravura informatica, come vogliono farci credere?
E, quindi:
e' realmente ed assolutamente escludibile l'ipotesi che qualche azienda produttrice di software antivirus sia in qualche maniera responsabile della diffusione dei virus stessi?
Nel frattempo posso solo dirvi che al posto dei crackers, preferisco i wafers.
Vincenzo
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